L’ordinamento italiano, all’art. 615 ter c.p., sanziona la condotta di chi abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo. Tale condotta è punita con la reclusione fino a tre anni.
Vi sono, inoltre, casi nei quali la pena va da uno a cinque anni, e cioè quando il fatto è commesso da un pubblico ufficiale et similia o da chi esercita abusivamente la professione di investigatore privato, quando il colpevole commette violenza (sulle cose, sulle persone) o è palesemente armato, oppure quando dal fatto deriva la distruzione, il danneggiamento o l’interruzione del funzionamento del sistema.
Il reato di cui si sta trattando, in sostanza, punisce due condotte: la prima, quella di chi accede abusivamente ad un sistema informatico; la seconda, quella di chi si mantiene nel sistema contro la volontà (espressa o tacita) di chi ha il diritto di escluderlo.
È bene chiarire che commette il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico chi, pur essendo abilitato all’accesso, acceda o si mantenga in un sistema informatico o telematico protetto violando le condizioni ed i limiti posti dal titolare del sistema per delimitarne oggettivamente l’accesso. Il semplice accesso e/o mantenimento, in violazione delle prescrizioni poste dall’interessato, costituiscono inequivocabilmente il reato di cui all’art. 615 ter c.p.. A nulla rilevano, anche se sorretti da buone intenzioni, gli scopi o le finalità che abbiano soggettivamente motivato l’ingresso nel sistema.
È pratica certamente diffusa, quella di fornire le proprie credenziali di accesso ad un altro soggetto. Tuttavia è importante sottolineare che questa sorta di “autorizzazione preventiva” non esclude automaticamente il reato poiché, per la sussistenza del reato di accesso abusivo non rileva la circostanza che le chiavi di accesso al sistema informatico protetto siano state, in passato, comunicate all’autore del reato dallo stesso titolare delle credenziali quando la condotta incriminata abbia portato ad un risultato in contrasto o esorbitante con la volontà della vittima.
Ad esempio, è responsabile del delitto di accesso abusivo il soggetto che entri nel profilo “Facebook” dell’ex avvalendosi delle credenziali che conosceva, e cambi la “password” al fine di impedire all’ex di accedere ai social network.
Lo Studio Legale Panzeri, tramite il confronto con l’Assistito, mira proprio alla scelta della linea difensiva migliore per chi si affida allo Studio, considerando le specificità di ogni singola persona e di ogni singolo caso.
In occasione della festività di Ognissanti, lo Studio Legale Panzeri vuole ricordare in particolare Sant'Alfonso Maria de' Liguori, patrono degli avvocati.
Avendo egli stesso praticato la professione forense nella prima metà del 1700, prima di dedicarsi al sacerdozio, vergò dodici regole quale piccolo trattato di etica per i colleghi avvocati:
- Non bisogna mai accettare cause ingiuste, perché sono perniciose per la coscienza e pel decoro.
- Non si deve difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti.
- Non si deve aggravare il cliente di spese indoverose (non necessarie) altrimenti resta all’avvocato l’obbligo di restituzione.
- Le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie.
- È necessario lo studio dei processi per dedurne gli argomenti validi alla difesa della causa.
- La dilazione e la trascuratezza degli avvocati spesso dannifica i clienti.
- L’avvocato deve implorare da Dio l’aiuto nella difesa, perché Iddio è il primo protettore della giustizia.
- Non è lodevole un avvocato che accetta molte cause superiori ai suoi talenti, alle sue forze e al suo tempo, che spesso gli mancherà per prepararsi alla difesa.
- La giustizia e l’onestà non devono mai separarsi dagli avvocati cattolici, anzi si devono sempre custodire come la pupilla degli occhi.
- Un avvocato che perde una causa per sua negligenza si carica dell’obbligazione di rifare tutti i danni al suo cliente.
- Nel difendere le cause bisogna essere veridico, sincero, rispettoso e ragionato.
- Finalmente i requisiti di un avvocato sono: la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia.
Altri due santi si uniscono secondo la Chiesa a Sant'Alfonso Maria de' Liguori quali patroni e protettori degli avvocati: San Tommaso Moro e Sant'Ivo di Bretagna. Le dodici regole rendono però forse Sant'Alfonso più celebre degli altri tra i giuristi quale patrono degli avvocati.
Lo Studio Legale Panzeri augura a tutti una buona festività di Ognissanti.